Le nudità dell’anima
Le nudità dell’anima
Nel tempo della riproducibilità tecnica e tecnologica di ogni atto espressivo e comunicativo è certamente auspicabile che l’ambito della creatività artistica possa continuare a scoprire e ri-scoprire modalità di “difesa” ovvero di poter limitare o contrastare l’innondazione, ormai travolgente, dell’ideologia consumistica e conformistica della nostra visione del mondo e della vita.
La figura femminile, nelle sue diverse performance deduttive, viene sfruttata come simbolo sensuale-persuasivo di questo imperio del possesso indiscriminato, privo di alcun scopo se non quello dell’eccitazione momentanea ed effimera dell’avere, e di identificare in questa sensazione la propria identità, il proprio modo di essere, la propria immagine.
La cultura di massa ha partorito i propri ideali, i propri miti, la nuova enciclopedia del consumo, il pensiero “ikea”.
E’ in questo contesto di una cultura sempre più evanescente e sempre più deprivata di ogni reale apertura semantica che possiamo guardare con una certa attenzione le opere dell’artista Marco Rubiero.
La figura femminile è l’oggetto di ricerca di questo artista.
La donna ritratta nel suo essere naturale, nuda.
La tecnica mista e gli sfondi materici creano un particolare effetto che rende più coinvolgente il rapporto con l’osservatore.
L’artista Marco Rubiero risente della sua formazione classica e delle grandi scuole pittoriche italiane del Rinascimento e forse può apparire anacronistico, in un’epoca dove la liberalizzazione sessuale ha condizionato il modo di raffigurare il nudo della donna, portandolo ad ossessive forme di pura pornografia, poter prendere atto che il nudo della donna è,invece, il corpo dell’anima: la manifesta, indifesa e spontanea comunicazione del proprio mondo interiore.
L’artista Marco Rubiero ci presenta,infatti, non nudi di donne riconoscibili per le loro precise identità anagrafiche, ma donne dai volti incerti ed accennati; figure che richiamano la cultura dell’antica Grecia e la rivoluzionaria concezione leonardesca dell’anatomia vitruviana. Sono nudi di velata sensualità e nello stesso tempo sono casti nelle loro istantanee : il corpo mostra le nudità dell’anima.
L’artista Marco Rubiero ha colto nel nudo di donna la corporeità di uno “stato di natura”, una particolare forma di scrittura che legge attraverso le immagini e mette a nudo il profondo ed incomunicabile inconscio. Il nudo come specchio dell’anima, come misteriosa crisalide che custodisce gelosamente i propri sogni , i propri sentimenti , il
proprio disagio , il senso di abbandono, la consapevolezza della propria precarietà , il percepire lo smarrimento del proprio essere, il sentirsi “spogliata” dei suoi segreti e della sua magia di essere donna.
La donna,quindi, non come oggetto di un frenetico gioco sessuale, ma come soggetto di nuove identità, come soggetto di ricerca per recuperare quella diversità che la distingue e la rende protagonista dei suoi desideri e del suo agire sociale e comunicativo in una società che ha teso ad imbalsamare l’immagine della donna come stereotipo, come marchio di fabbrica di un commercializzazione senza qualità, privandola, anche nell’arte contemporanea di quell’”aura” che si riferisce non tanto alla perdita delle compiacenze compositive e delle atmosfere artistiche, quanto alla necessaria sottolineatura della soggettività come energia vitale per fronteggiare i nuovi idoli pianificatori ed omologanti.
Marco Rubiero attraverso le sue donne senza volto e senza una precisa identità ( molti sono i nudi per es. ritratti di schiena ), apre un
dialogo non solo in chiave sociologica ma di natura ideologica poiché i suoi nudi sono privi delle maniacali allusioni erotico-sessuali, ma non sono asessuati; sono nudi di donne che interrogano la vita, sono donne mortificate non rassegnate nella propria crisalide ; sono Donne che vivono nel silenzio ascoltando di battiti di una nuova Vita.
Franchino Falsetti [Prof. critico d'arte]
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